poesiaitaliana.it

poesia italiana e varia letteratura a cura di Conversazione0

A CASA DI SARA

A CASA DI SARA

racconto onirico surrealistico surrenale

 

 

Oggi vado al gruppo.
Ci troviamo a casa di Sara e poi si andrà tutti insieme. Il paese dove abita Sara è scosceso: ne vedo il profilo definito di condomini a schiera rampicati sulla collina. Sara mi aspetta a fondovalle dove arrivo con la macchina. Mi descrive il suo paese fidando nel mio colpo d'occhio.
Sara è una donnona molto magra e molto alta che io non conosco. Ha i capelli neri lunghi a coda di cavallo. Abita un appartamento a un piano che non so numerare ma ho la sensazione che sia dispari: il terzo o il quinto, non saprei.
Nell'appartamento c'è anche qualche altro componente del gruppo che neanche loro riconosco. Si fa una specie di aperitivo, due chiacchere. C'è in salotto una vicina di casa di Sara, una anziana, una nonna che sapendomi insegnante m'interloquisce su un suo nipote che ha difficoltà familiari e quindi anche scolastiche e sociali: si lamenta con me perché la scuola che frequenta (e non so neanche se è la mia), la scuola che frequenta non è in grado di risolvere quelle difficoltà. E' un dialogo spiacevole.
A 'na certa devo pisciare e vado nel bagno. Nel bagno di Sara non c'è la tazza del water. Ci sono due buchi per terra, uno in mezzo al pavimento con l'acqua fin quasi al bordo e uno in terrazza. Sara ha un bagno con terrazza, penserò dopo la fine di questa storia. Ha un bagno CON ed IN terrazza: fantastica invenzione. Tuttavia io non son capace di orinare lì.
Quando rientro nel salotto siamo pronti per partire. Scendiamo dall'appartemento e Sara tira fuori il furgone dal garage in discesa come tutto il resto del paese e tutti vanno al gruppo col furgone. Io ho la macchina e li raggiungerò in modo autonomo.
Non so più dov'è parcheggiata la macchina. La cerco in giro su e giù per il paese senza trovarla. Ho in tasca le chiavi del garage di Sara. Chiedo, conosco gente. Chiedo a una vecchiarella del paese se è normale che in paese rubino le cinquecento e lei mi risponde: "vedrai! come dappertutto!".
Arrivo alla fine del paese. La strada finisce in discesa in un capannone adibito a bar, un tendone in mezzo a un campo lussureggiante. Il telone è aperto su un lato e c'è il grano alto che lo circoda e erba: verde e oro dentro gli occhi.
Non troverò la mia macchina lì e allora sto per uscire dal tendone del bar e risalire in paese per chiamare i carabinieri. Voglio telefonare al 112 ma non trovo il telefono cellulare: mi frugo dappertutto.
Sto per risalire verso il paese ma mi viene incontro dalla parte opposta un gruppo di ragazzi che spingono un carretto. A un certo punto devo essermi girato perché mi vengono incotro dalla parte del grano. Mi conoscono ma io non conosco loro. Spiego che mi hanno rubato la macchina. Allora, uno che sembra il capo si apparta per telefonare e quello che spinge il carretto mi indica di guardare sotto il telone che copre il carretto perché la macchina sta lì. Allora frugo ma non trovo la macchina però trovo tanta bella roba; tecnologia vecchia, un telefono carburo con il serbatoio del carburo ancora attaccato all'apparecchio e pieno per metà. Fissiamo un prezzo per le cose che mi piacciono del carretto e pago con monete di rame: ho anche dei pezzi grossi da 200 centesimi ma non li vogliono sicché mi fanno lo sconto.
Mentre risalgo verso il paese con la roba rubata che ho comprato ai ragazzi penso che la macchina è sotto controllo satellitare sicché prima o poi si ritroverà.