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Didattica in corpore vili - Competenza versus conoscenza

Competenza versus conoscenza

 

Che a scuola ci si vada per imparare non è vero perché s’impara sempre e ovunque. Gli uomini e le donne, che lo sappiano o meno, che ne abbiano o meno coscienza, non smettono mai d’imparare perché imparare è nella natura dell’uomo. “Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere”, dice Dante all’inizio del Convivio scritto fra il 1304 ed il 1307 citando l’Aristotele della Metafisica. Noi oggi possiamo dire che è un bisogno causato dalla necessità di sopravvivenza della specie. Questo imperativo biologico non vale solo per l’essere umano ma anche per gli animali e per questo si può insegnare al cane a riportare il legnetto.

La particolarità della scuola non sta nella conoscenza di per sé, tout court: sta nel fatto che essa propone, come proprio particolare servizio, una strutturazione delle conoscenze. È per via della strutturazione che quello scolastico è un tipo formale di apprendimento a fronte di altri tipi di apprendimenti informali o non formali che si possono comunque sviluppare in contesti diversi. La scuola non è inutile. Il tipo di conoscenza che propone l’istituto professionale è una conoscenza finalizzata allo svolgimento di una professione: non è conoscenza astratta ma sapere pratico. La chiave di ciò che s’impara all’istituto professionale non sta nel sapere qualche cosa che si chiamano “nozioni”: la chiave di ciò che s’impara all’istituto professionale è nel saper usare quelle nozioni per raggiungere delle finalità o degli scopi che vanno dalla creazione di macchinari e apparecchiature alla loro messa in opera. Dalla realizzazione di un apparato alla sua manutenzione, riparazione o sostituzione. La chiave di ciò che s’impara all’istituto professionale non è il sapere inteso come conoscenza ma il saper fare inteso come competenza. Questa divaricazione fra sapere e saper fare, o fra conoscenza e competenza, è quello che differenzia l’istituto professionale dal liceo.

Intendiamoci, però: non esiste una competenza dove non c’è conoscenza ma la semplice conoscenza senza competenza è inutile o addirittura dannosa, in certe circostanze storiche.

È di dominio pubblico e del tutto evidente il fatto che a capo dei lager nazisti fra il 1939 ed il 1945 non c’erano emeriti ignoranti o manovali o metalmeccanici ma persone dotate di una certa cultura e sensibilità che sapevano distinguere fra un quadro di Leonardo e un paesaggio da salotto o fra una sonata di Schubert e una danza popolare.

L’istituto professionale fornisce forse poche nozioni, se paragonato a un liceo, sotto il profilo strettamente culturale ma in ogni caso fornisce quelle che servono per poter operare: e, perché no, anche culturalmente.