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poesia italiana e varia letteratura a cura di Conversazione0

Didattica in corpore vili

Introduzione

 

Le note che seguono sono pensate come articoli di giornale, poi non pubblicate grazie allo stile poco conciso e troppo forbito rispetto ai comuni stili di lettura perlopiù in voga in un’Italia in preda ad uno straziante “analfabetismo di ritorno”. “Di ritorno” da dove è poi un mistero. Sembra più facile che l’illusione prima risorgimentale e poi fascista dell’alfabetizzazione di massa sia sempre stata nulla più che una chimera. Né meglio ha saputo fare, nonostante le apparenze, gli sforzi didattici della ricostruzione e del boom economico con gli anni della televisione di stato. Al più, è riuscita ad impoverire una forma espressiva personale ed emotiva come quella dei dialetti e dei vernacoli. In ogni caso, il risultato è che non si è comprensibili se non si usano “parole povere”. Il correlativo fra “povertà di parole” e “povertà di pensiero” è immediatamente evidente e non merita approfondimenti. In poche parole si dice poco, nel silenzio non si dice nulla seppure si può molto significare.

Le note che seguono sono dunque linguisticamente difettose per eccesso formale o verbale o di profondità. L’intento pubblicistico con cui sono nate, per contro, dà ragione della loro superficialità. Si è cercato di mettere sul piatto un ragionamento sconnesso sulle didattiche, sugli apprendimenti e sugli insegnamenti cercando di essere più esauriente possibile e, al contempo, più possibile laconico. Il risultato sono degli appunti, niente più che note, su ognuna della quali si potrebbe/dovrebbe approfondire non poco.

Ma insomma, le avevo scritte; tanto valeva che qualcuno le leggesse!